Stelvio, la memoria dei ghiacciai: riaffiorano i reperti della Grande Guerra

La Grande Guerra in Alta Valtellina è stata combattuta - tra l’estate del 1914 e la fine del 1918 - da italiani e austriaci tra le cime dell’Ortles Cevedale, in montagne spesso al di sopra dei 3.000 metri dove le condizioni di vita erano estreme e la temperatura precipitava sovente sotto i 30 gradi sotto lo zero.

Erano luoghi pericolosi, incastonati su strapiombi e crepacci, in trincee scavate nella roccia e nel ghiaccio, con attrezzature improbabili in condizioni climatiche proibitive. Molti soldati, stremati dal freddo polare, morirono di stenti, più che in battaglia.

Oggi, dal Gavia allo Stelvio - grazie al riscaldamento globale e al progressivo scioglimento dei ghiacciai - sono moltissimi gli itinerari della Grande Guerra tornati alla luce dopo un secolo di ibernazione.

Luoghi mistici e campali in cui la natura si mescola alla storia e dove, restituiti alla memoria, è possibile oggi perlustrare

  • trincee
  • villaggi militari
  • opere difensive

E così i resti del passato che sembravano sepolti per sempre ricompaiono a distanza di molti decenni. Lo scioglimento del ghiaccio, infatti, ha fatto riaffiorare dalle profondità della memoria una serie di oggetti riconducibili al periodo storico contrassegnato dal primo conflitto armato che coinvolse le principali potenze mondiali.

Lungo l’arco alpino, nei settori operativi dei gruppi dell’Ortles-Cevedale e dell’Adamello-Presanella, andò in scena un conflitto feroce e cruento che molti ribattezzarono come la “Guerra Bianca”, perché venne combattuta tra nevi che allora erano perenni.

Liberati dalla morsa del ghiaccio sono tornati accessibili all’uomo molti di quei rifugi bellici, chilometri di trincee scavate nella roccia e strade che si inerpicano, con punti di appostamento trovati fino alla quota massima di 3.905 metri sul livello del mare.

Erano punti strategici molto preziosi perché consentivano ai soldati austro-ungarici di presidiare il passo dello Stelvio, la val Venosta, la valle dei Vitelli e la valle del Braulio. Trincee, gallerie e caverne rivestite di legno e utilizzate dai militari per difendersi dal gelo e dai colpi dell’artiglieria italiana.

A Bormio un museo conserverà quel che è stato trovato dove il ghiaccio si è ritirato:

  • Armamenti
  • Slitte
  • Letti di paglia
  • Lanterne
  • Giornali
  • Monete
  • Indumenti
  • Scatole di cibo

Oggetti bellici del 1914-'18 rinvenuti nel 2015 sul Monte Scorluzzo a 3094 metri di altitudine. E la rilevanza dei ritrovamenti, grazie al ghiaccio che li ha custoditi, consiste soprattutto nella qualità della loro conservazione.

Gran parte di questi resti erano fino a qualche anno fa irraggiungibili. Blindati nel ghiaccio, sono stati restituiti alla luce solo di recente, a causa dell’innalzamento delle temperature che comporta una pesante riduzione dell’aree ghiacciate ad alta quota. Un dramma per il pianeta, una fortuna per gli studiosi della Grande Guerra a cui la memoria ha restituito pagine di storia sepolte, per un secolo, nel ghiaccio.

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