Linea Gotica, la ricostruzione delle pagine della Resistenza

Aprile è il mese in cui ricorre l'anniversario della Liberazione e, per noi cercatori di Militaria della Seconda Guerra Mondiale, lo studio delle battaglie e degli avvenimenti porta a scoprire i passaggi chiave che portarono alla fine del conflitto in Italia

Spesso parliamo dei ritrovamenti legati agli alleati, ma quando si tratta di identificare i reperti riconducibili ai partigiani, protagonisti anch’essi della lotta di liberazione, ecco che il nostro lavoro di riconoscimento diventa più arduo

Così come troviamo caricatori Lee Enfield e colpi inglesi facilmente riconducibili agli alleati, così non è per i partigiani: pensiamo solo al fatto che non esistono armi o bossoli delle brigate combattenti. Questi infatti utilizzavano armi che erano riusciti a nascondere o armi fornite dagli alleati, fatto da tenere a mente quando facciamo ricerche in zone dove sappiamo avessero combattuto i partigiani

Mi è capitato di fare ricerche con il metal detector in zone di combattimento tra tedeschi e partigiani. Qui ho trovato:

  • bossoli USA
  • bossoli UK

e, sapendo che di lì non erano passati né gli uni né gli altri, ho dedotto che i colpi provenissero da rifornimenti dati alle brigate partigiane. A confermare questa tesi un altro indizio: il ritrovamento di una moneta italiana, un Vittorio Emanuele, proprio nello stesso bosco. 

Altro ritrovamento interessante, a metà tra indizio e oggetto di ricerca, è stato quello di una cospicua manciata di pezzi di cuoio trovati in prossimità degli altri reperti. Era comune per i soldati scartare e gettare via pezzi di risulta di vestiario ma spesso li troviamo in “buche di spazzatura” nelle aree di trincee. In questo caso il cuoio era nel bosco, in quella che aveva tutta l’aria di essere una possibile zona di stazionamento ma priva di trincee e il fatto che non ci fossero trincee è stato un altro indizio del plausibile passaggio dei partigiani. I gruppi della resistenza infatti, obbligati ad arrangiarsi con ciò che trovavano, spesso prendevano parti di vestiario militare prendendo o scartando ciò che poteva servire loro.

Il tema della liberazione si è intrecciato con un altro ritrovamento fatto negli scorsi anni, un oggetto proveniente da una spedizione di scavo ma non “da terra” bensì da un antico rudere: stiamo parlando di un bicchiere da borraccia con incisa una breve frase “W l’America”. Appena ritrovato ho chiesto al proprietario del rudere se sapesse qualcosa e lui mi ha raccontato che nell’edificio stazionarono soldati alleati e con loro, mossi dalla curiosità della giovane età, anche dei suoi lontani parenti, ragazzini affascinati da questi ragazzi provenienti da lontano. Sicuramente l’incisione è stata fatta da uno di questi giovani, lontani, parenti del proprietario che magari, in segno di amicizia, hanno inciso in eterno il ricordo di questo incontro che si intrecciò anche con la liberazione del loro villaggio

L’ultimo oggetto che ci racconta del periodo della liberazione è un pezzo davvero affascinante: un volantino datato 3 aprile 1945 che riporta dell’avanzata degli alleati. Questo tipo di volantini venivano lanciati con le bombe da volantino, veri e propri ordigni che scoppiavano in quota liberando su ampissima scala il loro contenuto: centinaia di volantini con messaggi per la popolazione, il canale “media” più efficace del tempo e usato da entrambe le fazioni.

Si conclude così questo approfondimento di una militaria più insolita, ma fortemente caratterizzata sul periodo della Liberazione, dei suoi protagonisti e delle lotte che portarono ad essa.

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