Il tesoro nascosto dei Malatesta nella Rocca di Montefiore Conca

C'è più storia che leggenda nella narrazione del tesoro nascosto nella Rocca Malatestiana di Montefiore Conca, un borgo medioevale di neppure duemila anime incastonato sulle colline di Rimini. Qui, in questo antico maniero a 385 metri sul mare, nel cuore della Valle del Conca, è forse nascosto uno dei tesori più incredibili della storia dell'umanità.

Tutto parte da un documento notarile del ‘400 conservato nella Biblioteca Gambalunga di Rimini. Il testo riporta un'antica vicenda datata 7 aprile 1464 e narra dell'incontro tra un riminese, Francesco Mengozzi, e Ranieri de’ Maschi, giurista e letterato che Sigismondo Pandolfo Malatesta (signore di Rimini e Fano dal 1432) aveva inviato nel 1456 ambasciatore a Genova, a Firenze e a Siena. L'uomo però, caduto in disgrazia, senza più la fiducia del suo Signore, si era ritirato a Santarcangelo meditando vendetta e deciso a occupare Rimini per donarla al Papa.

Mengozzi, prima di congedarsi, ricevette però una confessione eccezionale. Ranieri de’ Maschi e Ramberto Fulceri, signore di Santarcangelo, gli svelarono che, oltre a studiare su come impadronirsi di Rimini, stavano tramando anche per conquistare la rocca di Montefiore dove avevano notizia che in certe muraglie fosse nascosto il prezioso tesoro dei Malatesta.

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Da quel giorno, tramandata ai posteri, restò viva la credenza secondo cui, tra quelle mura imponenti (dove si dice dimori ancora il fantasma di Costanza Malatesta, madre di Azzurrina), fosse nascosto il tesoro dell'antica signoria che qui dominò incontrastata fino al 1458 ma che, cinta d'assedio dai soldati di Federico di Montefeltro, dovette nascondere i suoi tesori in fretta e furia nelle mure della fortezza.

Ma di quali mura parla il documento?

C'è chi è convinto che il tesoro sia nascosto in una torre, chiamata da sempre “Torre del Tesoro” o “Torre del Diavolo”. Nonostante l’esistenza di un efficiente parafulmine installato sul campanile della Rocca, infatti, questa torre fu colpita da vari fulmini nel maggio del 1952. Si pensa quindi che questi fulmini fossero attirati da materiale metallico presente nella Torre e per questo motivo l’edificio fu chiamato “Torre del Tesoro”. Successivamente, ma solo per scoraggiare tutti quegli avventurieri che, con ogni mezzo, cercavano il tesoro, venne soprannominata la "Torre del Diavolo".

La recente campagna di restauro, condotta dalla Soprintendenza di Ravenna, ha portato alla luce ambienti antichi rimasti per secoli irraggiungibili. In particolare, per svolgere gli scavi archeologici, è stato rimosso il pavimento originario. Le ricerche hanno riportato alla luce molti reperti. Oggetti di vita quotidiana, ma anche destinati a occasioni speciali, richiami alla cultura antica o imitazioni di temi orientali.

E ancora

  • piatti e vasellame
  • boccali forgiati dai maestri dell’arte del fuoco

nel periodo che va dalla metà del ‘300 al ‘500.

E ti dirò di più...

Tra il materiale rinvenuto negli scavi anche utensili, spille, bicchieri in vetro, ossa di animali (resti di pasti), monete, oggetti per il cucito o la cura del corpo e un magnifico sigillo in bronzo del ‘300 perfettamente conservato. Ma del tesoro dei Malatesta, sepolto qui da Sigismondo, nessuna traccia.

A Montefiore, però, tutti ci credono e dicono che il tesoro deve essere ancora nascosto in qualche sotterraneo della rocca. A conforto della loro tesi citano il ritrovamento nel 1954, nel vicino castello di Montescudo, di 22 medaglie con l’effigie di Sigismondo. Segno inconfutabile che il Signore governò qui con il suo regno sfarzoso e che dei suoi inestimabili possedimenti potrebbero essere rimaste, oltre alla fama, anche le vestigia più pregiate.

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