A lezione di storia sul Monte Grappa col metal detector

Loris Giuriatti sembra il Robin Williams dell’Attimo Fuggente. Anche lui, per insegnare storia alle nuove generazioni, si è inventato un metodo didattico un po’ fuori dagli schemi.
Stop alle solite lezioni in classe, ai docenti seduti dietro alla cattedra e spazio alle simulazioni storiche sul campo “perché se devo spiegare ai ragazzi la grande guerra - dice - i libri non bastano.
E così, per contestualizzare le mie lezioni, me li porto sul Monte Grappa e, assieme a loro, ripercorro gli avvenimenti bellici direttamente sui campi di battaglia”.

Sul massiccio veneto che, oltre un secolo fa (1917-1918), fu il fronte sanguinoso della prima guerra mondiale oppure tra le asperità dell’altopiano di Asiago (1916-1918), in zone ancora straordinariamente ricche di cimeli bellici, il professor Giuriatti con la sua associazione “4 novembre” conduce delle lectio magistralis di formidabile realismo e, servendosi di veri e propri metal detector, va a caccia di reperti della grande guerra.
Un metodo infallibile per catturare l’attenzione anche degli studenti più distratti.

“L’obiettivo che mi ero prefissato - spiega - era quello di trovare una modalità d’insegnamento che mi consentisse di spiegare la storia ai ragazzi senza annoiarli.
Perché se tu fai la tua lezioncina in classe, parlando di eventi avvenuti oltre un secolo fa, c’è il serio rischio che non ti ascolti nessuno. Serviva dunque un metodo didattico più innovativo, dinamico e ‘divertente’.
Per questo ho deciso di portare gli studenti direttamente "sul campo", facendo lezione nei "luoghi della storia", in particolare sui campi di battaglia del Monte Grappa”.

Questa, dunque, la prima innovazione che ha subito riscosso un confortante successo: “Il secondo passo - prosegue - è stato l’utilizzo sistematico dei metal detector messi a disposizione dalla DetectorSHOP.
In questo modo, ho dato ai ragazzi un ulteriore strumento in grado di proiettarli in un contesto storico fedele e realistico. Grazie all’archeologia militare, infatti, attraverso gli oggetti ritrovati, è possibile non solo ripercorrere i fatti della storia, ma anche provare ad immedesimarsi in quei soldati che quei fatti li hanno vissuti realmente e che, in molti casi, non li hanno mai potuti raccontare.
E così, trovando cimeli anche abbastanza banali - come il filtro delle maschere antigas, le cartucce, il caricatore o anche un semplice bottone - siamo riusciti a creare un clima emozionale che, quasi sempre, aiuta a spiegare la storia in maniera molto efficace.
Il ritrovamento del reperto inoltre consente di confermare la teoria. E così, se siamo sulla trincea austro-ungarica, il reperto individuato dal metal-detector avrà sicuramente quella datazione storica”.

A volte capita anche di trovare oggetti particolarmente interessanti da cui nascono dei veri e propri racconti: “Ad esempio - prosegue Giuriatti - quando si trova una pallottola, ci si può avventurare in tante ipotesi, come ad esempio chiedersi se quel proiettile ha ucciso un soldato o se, invece, l’ha soltanto ferito.
Oppure, di fronte ad un bottone, attraverso la tecnica dell’interpretazione ambientale, possono nascere tante narrazioni che, al di là dell’aspetto storiografico, solleticano la sfera delle emozioni e dunque fanno breccia nell’immaginario dei ragazzi”.

Ma in un territorio impregnato di storia, Giuriatti insegna anche il valore della ricerca sostenibile, ovvero il rispetto quasi liturgico per i luoghi teatro di avvenimenti bellici: “Nel Veneto - ricorda - esiste una normativa molto severa sul recupero dei cimeli della prima guerra mondiale, tanto che per fare ricerca in alcune zone serve un vero e proprio patentino. Con il mio permesso speciale anche i ragazzi possono cimentarsi nella ricerca col metal detector, ma devono attenersi scrupolosamente a dei protocolli che prevedono, dopo il ritrovamento, un modus operandi molto chiaro e preciso.

Dopo aver rimosso la terra e spostato la zolla erbosa, fanno un piccolo scavo e, dopo aver prelevato l’oggetto, rimettono la terra a posto esattamente come prima e pestano il terreno in modo che l’erba possa tornare a germogliare.
E’ un approccio etico che, va detto, non tutti i detectoristi hanno, ma che per noi, che abbiamo come principale scopo il recupero della memoria, è da sempre una priorità”.

Lo scopo principale delle uscite didattiche dunque è il ‘recupero consapevole’, ovvero l’educazione dei giovani rispetto a queste tematiche: “Perché la storia va tramandata alle nuove generazioni - conclude Giuriatti - ma senza rispetto non esiste cultura della memoria”.



Loris Giuriatti, scrittore padovano, è uno dei massimi esperti italiani di storia contemporanea.

Autore di libri di successo come "L'angelo del grappa", "L'urlo del male", "La perla del Brenta" e "Lassù è casa mia", Giuriatti ha uno stile letterario molto particolare in cui i grandi eventi della storia abbandonano il ruolo centrale di protagonisti, divenendo solo la cornice di tante piccole storie vissute dalla gente comune.

Racconti autentici, recuperati dalle memorie dei parenti, narrate spigolando tra rigore storiografico e fantasie romanzate.

Nei suoi libri tornano a vivere curiosità e aneddoti di un mondo lontano che ha il suo epicentro nel leggendario Monte Grappa, l’ultimo baluardo della Grande Guerra, scenario emblematico di tanti piccoli grandi eventi epocali.

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