Sul monte Soratte caccia al tesoro delle Ss

Le gallerie del monte Soratte sono degli autentici bunker da guerra scavati all'interno del monte omonimo, un cucuzzolo di calcare incastonato nel territorio comunale di Sant'Oreste nella città metropolitana di Roma.

In quei cunicoli - scavati negli anni Trenta, quando Mussolini decise di trovare un luogo che non fosse troppo lontano dalla Capitale da utilizzare come rifugio antiaereo - sedimenta, da oltre 70 anni, una storia che spigola tra cronaca e leggenda, quella delle 79 casse d’oro nascoste dalle SS nel 1944.

Proprio nelle viscere del Monte Soratte, infatti, le truppe naziste in ritirata e ormai braccate dal nemico pare avessero occultato parte dell'ingente bottino trafugato alla Banca d'Italia, ovvero venti tonnellate d'oro in totale, per un valore complessivo di 500 miliardi di vecchie lire. A Sant'Oreste se ne parla da anni, anche se nessuno ci ha mai creduto veramente.

Il tesoro, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe sepolto sul versante Sud della montagna, nel perimetro del vecchio ridotto tedesco, ormai invaso da rovi e ginestre. I ruderi delle foresterie sono invasi dagli alberi di fichi selvatici. Il cancello ormai divelto, la garritta scrostata, il fil di ferro arrugginito sono residui di un altro tempo. Ma il cartello, per quanto malandato, è ancora valido: Zona militare. Limite invalicabile.

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In ogni caso, in questi anni, tanti hanno provato a ripercorrere quei 4 chilometri di gallerie, ma senza riuscire mai a trovare nulla. Qualcuno interrogò anche gli operai della ditta Giovanni Perucchetti che, sotto la direzione del Genio Militare, si occupò degli scavi già dal 1939. Non avendo però avuto riscontri, c'è chi si rivolse allora ai vertici delle ditte "Tudini & Talenti" o della "S.I.C.A. - Società Italiana Costruzioni Antigas" di Torino, che si occuparono rispettivamente dei lavori di impermeabilizzazione e realizzazione degli infissi ed impianti speciali. Ma anche in quel caso nessuno riuscì a capire se, oltre alle mappature ufficiali, in quella ragnatela di bunker fossero stati ricavati altri cunicoli o passaggi segreti noti solo alle Ss.

Anche se il progetto doveva essere molto più ampio (almeno 14 chilometri di lunghezza), l'opera in caverna si estende comunque su una superficie di oltre 25.000 m² calpestabili e carrabili. Il volume di escavazione, ad oggi rilevabile, ha interessato circa 300.000 metri cubi di roccia. Il perimetro protetto, che venne individuato durante le opere di escavazione, aveva un'estensione di 60 ettari, poi ridotti nel dopoguerra ai 44 ettari ancora oggi ben delimitati.

Nel settembre 1943, quando i nazisti invasero il territorio italiano, queste gallerie furono occupate dalla Wehmarch, precedentemente alloggiata a Frascati, sotto la guida del Feldmaresciallo Albert Kesselring che decise di insediare qui la sede del comando supremo delle forze di occupazione tedesche. Qui rimasero per circa 10 mesi, potendo trarre vantaggio dal fatto che queste gallerie erano un perfetto rifugio antiaereo.

Dopo una serie di bombardamenti e con la fine del Terzo Reich, a poche settimane dalla caduta di Cassino, le truppe germaniche si ritirarono ma, prima di abbandonare le gallerie, il Feldmaresciallo Kesselring ordinò di minare ed incendiare la struttura, ma anche in questo caso i danni alle strutture furono relativi.

Allo stesso modo - ma qui il racconto perde la sua credibilità storiografica e declina verso l'ipotesi - pare che all'interno delle gallerie, lo stesso Feldmaresciallo fece nascondere una parte delle casse contenenti i lingotti dell'oro della Banca d'Italia. Un bottino stimato in circa venti tonnellate ma, nonostante le numerose ricerche da parte di privati e da parte dell'Esercito Italiano, mai se ne trovò traccia.

E ti dirò di più...

I lingotti pare fossero arrivati sul monte Soratte in una notte d'aprile del 1944 sui camion delle Ss, dove molti testimoni riferirono di aver visto 18 soldati scaricare 79 casse di legno. Cosa ci fosse dentro, però, nessuno l'ha mai saputo. Armi, provvigioni, uniformi? O forse 23 tonnellate d'oro, una parte mai recuperata di quelle 117 tonnellate sequestrate dai tedeschi a Roma.

Un capo di quello stesso filo che si perde a Dongo, dove Mussolini viene arrestato senza una parte dei tesori che avrebbe dovuto portare con sé in Svizzera, o in Alto Adige, dove i nazisti avrebbero nascosto un'altra parte delle riserve della Banca d'Italia.

Il classico giallo dei tesori del Terzo Reich.

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