L'enigma del Fiorentino, il diamante da 27 chili della famiglia Medici

Che fine ha fatto il Fiorentino, il grande diamante giallo di proprietà della famiglia Medici?

L'enigma, che ha ormai attraversato secoli e dinastie, nasce un secolo fa, durante la prima guerra mondiale quando dell'enorme gemma (si diceva pesasse qualcosa come 138 carati!) si perdono le sue tracce in Svizzera, in quello che oggi è il territorio del Canton Ticino.

Il diamante di origine indiana, che aveva un singolare color giallo pallido con una leggera venatura verdognola, fu lavorato nelle botteghe granducali da un esperto orafo veneziano, Pompeo Studentoli, e poi montato a pendente con una cornice serpentinata d'oro tempestata di piccoli diamanti.

Arrivò alla corte dei Medici dopo una battaglia. Una delle tante leggende sul diamante narra, infatti, che questo fosse stato tagliato per volere dell’ultimo duca di Borgogna, Carlo il Temerario, che lo indossò nella battaglia in cui fu ferito a morte, a Morat nel 1476.

La pietra meravigliosa finì, come fosse un semplice oggetto da rigattiere, nelle mani di Bartholomeus Mayus, un cittadino di Berna, che lo rivendette ad alcuni mercanti genovesi, fino alla corte di Ludovico il Moro, duca di Milano, e di Giulio II, il papa mecenate di Michelangelo e Raffaello. Il diamante arrivò nelle casse di alcuni banchieri e quindi nel tesoro dei Medici a Firenze.

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Ma questa non è l’unica versione della storia travagliata della gemma misteriosa. Un’altra leggenda racconta che il diamante venne acquistato da Ludovico Castro, Conte di Montesanto, governatore portoghese di Goa, da un re indiano, sconfitto in battaglia. La pietra venne poi depositata a Roma, in custodia dai gesuiti, finché il Granduca di Toscana Ferdinando I de’ Medici lo acquistò dalla famiglia Castro-Noranha per 35mila scudi.

In ogni caso, prima della sua scomparsa, era tagliato a doppia rosetta a nove lati, con 126 faccette e con un peso complessivo di circa 137,27 carati (pari a 27,454 grammi).

Alla fine del XVII secolo, quando morì l'ultimo dei Medici, il diamante passò alla famiglia imperiale d'Austria (il Fiorentino compare nei ritratti di Maria Maddalena d'Austria che amava sfoggiarlo nelle grandi occasioni inserito in diademi di perle e pietre preziose). La gemma venne quindi collocata assieme, agli altri gioielli della corona imperiale, nella Hofburg di Vienna.

Dopo la caduta dell'impero austriaco, durante la prima guerra mondiale, la famiglia, come detto, lo portò con sé in esilio in Svizzera. Ma la sua ubicazione dopo il soggiorno elvetico è sconosciuta, anche se qualcuno azzarda che fu nascosto nei pressi di Mendrisio.

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Alcuni pensano che, proprio in quegli anni, sia stato rubato da qualcuno vicino alla famiglia (forse un servitore infedele), mentre altri teorizzano che il diamante - divenuto troppo ingombrante e, soprattutto, invendibile per via del suo astronomico valore commerciale - sia stato scomposto in pietre più piccole e poi ceduto a facoltosi artigiani orafi di origine ebrea. Alcuni sospettano che venne ritagliato in quello che oggi è conosciuto come il Tiffany Giallo, uno dei più celebri diamanti colorati esistenti al mondo, ma non ci sono prove a riguardo.

Tra sospetti e oblio, però, del celebre Fiorentino non esiste più traccia. Tra le curiosità, ricordiamo che il gioiello è diventato anche protagonista di un romanzo intitolato “La maledizione del Diamante Fiorentino”, di Rolf Ackermann, una storia che gioca abilmente tra mistero, seduzione e avventura.

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