Il metaldetector alleato del pianeta: quando la ricerca diventa eco-sostenibile

Il metaldetector, se interpretato in chiave ambientalista, può diventare uno dei principali “alleati” del nostro pianeta.

Nell’ultima edizione del “Garrett Contest” di Cesenatico, ad esempio, i cercatori con metal detector - oltre a trovare i fatidici gettoni - hanno ripulito la spiaggia libera in maniera certosina, consegnando alla giuria un quantitativo enorme di rifiuti metallici (tappi, lattine, pile, ecc…).

In alcune parti d’Italia, la pulizia di parchi e aree pubbliche viene spesso effettuata con l’ausilio di metal detector in grado di bonificare l’ambiente da tutti quegli inerti metallici ritenuti inquinanti o potenzialmente pericolosi. E l’utilizzo dei metal detector a fini ecologici sta diventando una pratica sempre più diffusa fra le associazioni ambientaliste.

Del resto, tra le “buone pratiche” da osservare durante le varie fasi di ricerca, indicate nel decalogo di Detector Shop, c’è sempre la raccomandazione di asportare dal terreno qualsiasi oggetto, anche se non è di interesse.

Nella parte dedicata al detecting a “impatto zero” si legge testualmente: “Se trovi rifiuti metallici nel terreno non ributtarli dove li hai trovati, ma contribuisci a ripulire l’ambiente riponendoli in un sacchetto e gettandoli successivamente negli appositi contenitori della spazzatura”.

E’ l’approccio etico del metal detecting, quello che - come raccomanda la nostra campagna culturale Impronte - punta ad educare i ricercatori al:

  • rispetto della natura
  • educazione alla sostenibilità
  • tutela del patrimonio paesaggistico
  • riduzione di ogni impatto ambientale

Tra i nostri obiettivi c’è, infatti, l’educazione dei praticanti ad un utilizzo virtuoso delle risorse naturali, contrastando con:

  • azioni pratiche
  • iniziative culturali

l’inquinamento, il degrado del territorio e l’impoverimento degli eco-sistemi.

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