Faq

All’interno di questa rubrica, curata dal nostro Metal Detector Expert Leonardo Ciocca ed in continuo aggiornamento, sono presenti una serie di risposte alle domande più frequenti che ogni cercatore prima o poi si pone, specialmente all’inizio della propria esperienza.

Internet è un’enorme contenitore di informazioni, dove purtroppo non sempre queste sono corrette.

Lo scopo di questa rubrica è proprio quello di dare risposte precise a chi ne ha bisogno!

Come va il Garrett ACE 250 in battigia?

Quante volte ho letto questa domanda! Il Garrett ACE 250 è un vendutissimo prodotto di fascia entry level con il quale tantissimi detectoristi hanno iniziato a praticare il loro hobby. Si tratta di un prodotto molto valido, semplice da imparare ad utilizzare, dotato di buone prestazioni in termini di profondità e di discriminazione, di solida costruzione e molto parco nei consumi.
Essendo però un modello funzionante con tecnologia VLF/IB monofrequenza (6.5 kHz) ed avendo un sistema di bilanciamento “fisso” (come quasi tutti i modelli di fascia bassa), può incontrare difficoltà ad operare con efficacia in battigia, per via della mineralizzazione salina o, nei casi peggiori, anche di quella ferrosa. Va detto infatti che i modelli monofrequenza molto raramente possono essere impiegati in queste condizioni con buoni risultati perché non riescono a bilanciare contemporaneamente la mineralizzazione salina e quella ferrosa, cosa invece possibile per i più costosi modelli VLF multifrequenza o basati su tecnologie Pulse Induction.
In pratica quindi, molto spesso si dovrà ridurre tantissimo la sensibilità per evitare un “concerto” di falsi segnali. Nella peggiore delle ipotesi la macchina sarà così instabile da rendere la ricerca impossibile.

Ho letto che il detector X funziona a 18 Volt, mentre quello Y va a soli 6 Volt… Quello a 18 ha una maggiore profondità di rilevazione?

Innanzitutto va detto che la maggior parte dei prodotti che funzionano a 18 Volt… in realtà non lo fanno veramente… Ovvero, 9 Volt sono deputati al funzionamento della sezione audio e di controllo, mentre gli altri 9 sono utilizzati per generare il campo elettromagnetico. In realtà il discorso del voltaggio è piuttosto complesso e richiederebbe spiegazioni tecniche molto articolate.
Nella pratica esistono modelli in grado di raggiungere profondità eccellenti e superiori alla media anche se sono alimentate da soli 6 Volt o anche meno! La vera differenza infatti è spesso più dettata dalla capacità del detector di gestire in maniera efficace il segnale ricevuto, con una corretta preamplificazione, amplificazione, demodulazione ed analisi, piuttosto che nella “forza bruta” della trasmissione. Un altro mito del detecting riguarda il miglioramento delle prestazioni che si otterrebbe aumentando il voltaggio di alimentazione.
Bhè, è bene sapere che la profondità è legata al voltaggio con una legge alla 6° potenza! In altre parole, per raddoppiare la profondità, dovrei moltiplicare per 64 il voltaggio! E addirittura il legame con il consumo di energia è alla 12° potenza! Ovvero, se vogliamo raddoppiare la profondità avremo un consumo ben 4096 volte superiore!

Che differenza c’è tra un detector di fascia bassa e uno di fascia alta? La grande differenza di prezzo è giustificata?

Solitamente i detector di fascia bassa sono prodotti piuttosto semplici da utilizzare, del tipo “accendi e vai” ovvero che non richiedono particolari preparazioni o settaggi per essere immediatamente utilizzati. Sono solitamente dotati di sistemi di bilanciamento del terreno “fissi” ovvero tarati su un valore medio impostato dalla fabbrica. Ciò significa che, al severo mutare delle condizioni di mineralizzazione, potrebbero avere dei problemi di stabilità producendo falsi segnali.
La loro capacità di discriminazione è spesso piuttosto semplificata e grossolana, a volte in eccesso (per evitare ai principianti di scavare troppa immondizia) altre in senso riduttivo (in questo caso ci faranno scavare troppo). Normalmente sono strumenti relativamente “tranquilli”, nel senso che non possono essere tirati all’estremo. Ciò comporterebbe inevitabili problemi di stabilità che potrebbero disorientare i principianti demoralizzandoli e facendogli perdere il piacere della ricerca.
I modelli avanzati invece molto spesso possiedono sistemi avanzati di elaborazione del segnale, maggiore potenza di rilevazione, sistemi di bilanciamento del terreno automatici o manuali (ovvero che tengono conto delle variazioni e che permettono automaticamente o manualmente una taratura più precisa ed aderente) una discriminazione più sofisticata, una migliore gestione dei target vicini, meccaniche migliori, un sistema sonoro più raffinato etc. Si tratta quindi di prodotti sicuramente più potenti, destinati ad un’utenza più esigente e che spesso desidera una macchina più versatile e flessibile.

È vero che le piastre DoppiaD annullano il problema della mineralizzazione?

Le piastre DoppiaD, grazie alla particolare geometria delle bobine che ricorda, appunto, due D contrapposte, permette l’emissione di un campo elettromagnetico dalla forma piuttosto singolare.
Mentre la zona di maggiore sensibilità del campo elettromagnetico emesso da una piastra di tipo concentrico ricorda molto quella di un grosso cono stondato, quella delle DoppiaD è molto simile alla stretta chiglia di una nave. In questo modo il volume di campo elettromagnetico utilizzato nella rilevazione sarà più stretto rispetto a quello delle concentriche.
In altre parole la sua grandezza sarà, se contiamo i centimetri cubici, decisamente inferiore. In questo modo la quantità di terreno sondata sarà, a livello di volume, molto minore, intercettando di conseguenza meno mineralizzazione ferrosa e garantendo quindi una migliore stabilità in questi terreni.

Mi hanno detto che il copripiastra rende il detector più stabile. È vero?

I comuni copripiastra sono realizzati in plastica antistatica e non hanno alcun impatto sulle prestazioni del detector.
Servono soltanto a proteggere la piastra da graffi e urti che potrebbero danneggiarne il funzionamento.

Un detector ad alta frequenza è meglio di uno a bassa frequenza?

I campi elettromagnetici generati da detector che impiegano alte frequenze (> 15 kHz) sono più indicati per la rilevazione di oggetti minuscoli o di metalli a bassa conduttività (nickel, alluminio, piccoli oggetti in oro).
Di converso quelli a bassa frequenza (< 15 kHz) sono più indicati per oggetti grandi o per metalli ad alta conduttività (oggetti in oro di dimensioni maggiori, rame, bronzo, argento etc.). Le basse frequenze poi hanno una maggiore capacità di penetrazione del terreno, specie quello mineralizzato.

Sono un novizio. Dove posso andare a fare ricerche col detector e dove non posso?

Nel nostro Paese è proibita la ricerca archeologica da parte di persone non autorizzate. Non è permesso utilizzare il detector all’interno di zone sottoposte a vincolo archeologico (anche se non sono segnalate con cartellonistica!) e molto spesso non si può utilizzare neanche in zone con vincoli di tipo paesaggistico.
Ovviamente nell’entrare in un terreno è buona usanza chiedere il permesso al proprietario anche se il fondo non è chiuso da recinti etc. In spiaggia, salvo le limitazioni precedenti, è permesso l’uso del metal detector entro i primi 5 metri dalla battigia (demanio pubblico) o nelle spiagge libere. Nelle zone in concessione è bene chiedere prima il permesso ai gestori. In alcune zone del litorale italiano le Provincie impongono altre limitazioni. Suggerisco sempre di fare un salto nella locale Capitaneria di Porto per chiedere informazioni aggiornate.

Ho trovato una moneta molto antica o un anello d’oro molto prezioso… cosa devo fare?

Il ritrovamento fortuito di un oggetto con valenza archeologica, storica o artistica è assolutamente legale (sempre se fatto fuori dalle zone proibite per legge) ma è necessario consegnare il reperto entro 24 ore alle autorità competenti (Carabinieri o Soprintendenza dei Beni Culturali).
Qualora non venga riconosciuto d’interesse, normalmente viene restituito al trovatore. Nel caso in cui sia d’interesse, in alcuni casi è prevista una remunerazione a titolo di rimborso spese. Se si trova, ad esempio, un oggetto prezioso come un anello, un orologio etc., la legge prevede che debba essere consegnato all’apposito ufficio comunale. Qual ora, dopo un certo periodo di tempo, non venisse reclamato, esso verrà restituito al trovatore. Se invece il legittimo proprietario ne reclamasse il possesso, una piccola provvigione verrà devoluta al trovatore.

Esistono detector “tarati per il terreno italiano”?

I terreni italiani, da Nord a Sud, sono così eterogenei che sarebbe materialmente senza senso affermare una cosa del genere.
Nel nostro paese ci sono terreni e spiagge quasi privi di mineralizzazione ed altri dove il livello è così alto da rendere quasi inutilizzabili i nostri strumenti.

È vero che se vado a fare detecting dopo che ha piovuto molto, il mio detector guadagnerà qualcosina in profondità?

L’umidità nel terreno può influenzare le prestazioni del detector in due modi. Il primo è legato alla minore penetrazione delle interferenze elettromagnetiche (legate a tralicci dell’alta tensione etc.) nel terreno bagnato con conseguente minor disturbo.
Il secondo è legato al fattore corrosione/ossidazione di alcuni metalli come il bronzo, il rame e, in minima parte, l’argento, che tendono a formare un leggero “alone” intorno all’oggetto migliorando leggermente la sua rilevabilità. Non vi aspettate però miracoli.

Ho appena comprato un detector, quali attrezzi da scavo mi consigliate?

Gli strumenti più gettonati sono le piccole e robuste vanghette, le zappe da giardinaggio, i coltelli da scavo (chiamati in gergo “digger”), i “maleppeggio” e le zappette “Catania”.
Di solito le zappette sono più efficaci nei terreni sassosi dove invece le vanghette fanno più fatica a penetrare. In spiaggia invece si utilizzano sestole forate (che permettono quindi alla sabbia di scivolare via trattenendo i target nel cestello) in plastica robusta o in metallo.
Ne esistono con manico corto o con manico lungo a seconda della modalità di utilizzo da accucciati o in piedi. Ovviamente per la ricerca in parziale immersione è d’obbligo l’uso di sestole con manico lungo.

Vorrei provare a fare ricerche in immersione. Posso usare un detector qualsiasi o è necessario avere dei prodotti specialistici?

Come ho già accennato, la ricerca in mare pone innanzitutto il problema della mineralizzazione salina che non tutti i detector sono in grado di gestire in maniera efficiente, in più spesso c’è la contemporanea presenza di mineralizzazione ferrosa a creare problemi ancora maggiori.
A tutto ciò dobbiamo aggiungere che normalmente i detector possono essere immersi solo con la piastra e con l’asta ma NON con il box di controllo che, è facile intuire, non è stagno.
Esistono quindi prodotti specifici, a tenuta stagna, spesso multifrequenza o basati su tecnologia Pulse Induction che nascono per questo tipo di utilizzo prevalente e che consiglio vivamente di acquistare se ci si vuole concentrare su quel tipo di ricerca.

Come mi devo comportare se facendo ricerche mi imbatto in un ordigno bellico, o in munizionamenti o altri reperti militari potenzialmente pericolosi?

Innanzitutto c’è una regola di base che riguarda la sicurezza del detectorista e che non dovrebbe mai essere dimenticata: “MAI SCAVARE AL CENTRO DEL SEGNALE!”. È sempre buona regola infatti evitare di scavare in corrispondenza del centro di massima intensità del segnale rilevato. In questo modo si riducono le possibilità di colpire involontariamente un possibile oggetto pericoloso durante lo scavo (ed è cosa buona anche con i normali reperti… dato che così non si rischia di rovinarli con gli attrezzi di scavo).
Nel momento poi che si inizia il recupero e ci si trova di fronte ad una bomba, granata, mina o altro ordigno bellico, si deve IMMEDIATAMENTE sospendere lo scavo! A questo punto è consigliabile segnare il punto con qualcosa che ne evidenzi la posizione per agevolarne il ritrovamento. Se abbiamo un cellulare, e in zona c’è copertura telefonica, è prudente allontanarsi di circa 50 metri e chiamare i Carabinieri per segnalare il ritrovamento.
NON TENTARE MAI DI ESTRARRE L’ORDIGNO! Sarà il personale qualificato delle FF.AA. a provvedere alla rimozione o all’eventuale brillamento. Ricordate sempre che il materiale bellico è stato progettato per ferire ed uccidere… Non si deve MAI sottovalutarne la pericolosità, per altro spesso accentuata dal degrado del tempo. Per concludere, un’ultima regoletta di sicurezza spicciola… “NEL DUBBIO… A PRESCINDERE DAL TIPO DI OGGETTO…NON TIRATE FUORI L’OGGETTO DAL TERRENO!” …. Come dicono gli inglesi: “Meglio Sicuri che Dispiaciuti!”.

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